AFFIDAMENTI DEI CONCESSIONARI
L’art. 177 del D.lgs. 50/106 viola l’art. 41 della Costituzione sulla libertà di iniziativa economica con la conseguenza che “ il concessionario, anziché poter decidere se eseguire esso stesso o esternalizzare, in tutto o in parte, le prestazioni oggetto della concessione, è obbligato ad affidarle nella loro totalità a terzi, ciò che finirebbe per snaturare la sua stessa attività imprenditoriale, ridotta in questo modo all’attività burocratica propria di una stazione appaltante.”
La Corte Costituzionale con sentenza n. 218 del 23.11.2021 ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 177 del Codice dei contratti pubblici nonché della disposizione (art. 1, comma 1, lettera iii) della Legge delega n. 11/2016 di attuazione delle Direttive UE del 2014 in materia di contratti pubblici.
La disposizione del Codice dei contratti prevede l’obbligo, per i titolari di concessioni di importo pari o superiore a 150.000 euro, non affidate con la finanza di progetto o con procedure di gara ad evidenza pubblica secondo il diritto europeo, di “esternalizzare” l’80% – 60% per i titolari di concessioni autostradali – dei contratti di lavori, servizi e forniture mediante affidamenti a terzi.
Attualmente, la disciplina degli affidamenti da parte di tutti i concessionari, sia quelli che si siano aggiudicati la concessione mediante partecipazione ad una gara, ovvero attraverso una procedura di project financing, sia quelli a cui la concessione sia stata direttamente assentita, andrà rinvenuta nella normativa europea.
LEGGI LA SENTENZA DELLA CONSULTA
ADUNANZE PLENARIE SULLA PROROGA AUTOMATICA DELLE CONCESSIONI DEMANIALI
La deadline: dal 1° Gennaio 2024 il settore dovrà essere aperto alle regole della concorrenza.
Eventuali proroghe legislative del termine fissato al 31 dicembre 2023 dovranno considerarsi in contrasto con il diritto dell’Unione e, pertanto, immediatamente non applicabili ad opera non solo del giudice, ma di qualsiasi organo amministrativo, doverosamente legittimato a considerare, da quel momento, tamquam non esset le concessioni in essere.
Le associazioni di categoria, all’indomani della pronuncia dei giudici di Palazzo Spada, invocano l’intervento del governo.